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La Bella Principessa in Italia. A Urbino il capolavoro leonardesco

Un finale da Favola come per ogni principessa che si rispetti.

Lei è la Bella Principessa lui è Peter Silverman un collezionista canadese che dopo intuizioni, occasioni perdute e ricerche forsennate riesce a conquistare la sua amata.

Il ritratto della Bella Principessa è un piccolo dipinto su pergamena attribuito al grande Leonardo da Vinci. La preziosa opera torna, dopo 500 anni, in Italia e, dal 5 dicembre, è esposta al grande pubblico presso il Salone del Trono del Palazzo Ducale di Urbino, prima tappa di un tour che porterà il capolavoro anche a Milano Expo 2015.

Il dipinto faceva parte di un codice del ‘400, conosciuto come La Sforziade e il ritratto sarebbe quello di Bianca Sforza. Misteriose, inizialmente, le circostanze originarie della produzione del ritratto che venne successivamente applicato su un supporto ligneo dove sono visibili due timbri della dogana francese. Nel 1998 il dipinto passa a un'asta di Chistie's a New York e viene attribuito ad un artista del XIX secolo con una stima che oscilla tra 12mila e 16mila dollari. Ceduto dalla vedova dell'antiquario fiorentino Giannino Marchig, in quell'occasione venne acquistata dal collezionista canadese Peter Silverman per un prezzo finale di 21.850 dollari.

A poco a poco prende forma l'ipotesi di una paternità eccellente: Leonardo da Vinci. Si comincia con le prime indagini che rivelano dei risultati sorprendenti. In alto a sinistra viene individuata, tramite una fotocamera multispettrale, un'impronta digitale che sarà confrontata con altre conosciute di Leonardo. L'artista celebre per lo sfumato usava appunto sfumare le proprie opere con i polpastrelli ottenendo quella sua peculiare cifra stilistica. Dal confronto delle impronte si fa strada una certezza. Viene effettuato un ulteriore esame al radiocarbonio del supporto che conferma l'antichità della pergamena spostando la datazione tra il 1440 e il 1650. L'esame ai raggi infrarossi evidenzia infine una serie di pentimenti e similitudini con la Testa di Donna di profilo della Royal Library del Castello di Windsor.

A questo punto della ricostruzione del puzzle si procede alla collocazione dell'opera all'interno della carriera leonardesca inscrivendola nel primo periodo milanese. Bianca Sforza (1482-1496) era la figlia naturale (poi legittimata) primogenita di Ludovico il Moro e Bernardina de Corradis, andata in sposa a Gian Galeazzo Sanseverino, capitano delle armate di Ludovico il Moro, nel gennaio 1496 e morta nel novembre dello stesso anno. La scelta della pergamena potrebbe spiegarsi con la possibilità che il ritratto facesse parte di un libro di poesie, magari facendo da copertina, come testimonierebbero tre fori lungo il bordo.

Nel settembre 2011 Martin Kemp e Pascal Cotte, basandosi sull’analisi dei fori di legatura, hanno identificato il codice da cui il foglio sarebbe stato strappato: si tratta di una copia di un incunabolo stampato a Milano presso Antonio Zarotto nel 1490, la Sforziada di Giovanni Simonetta (Commentarii rerum gestarum Francisci Sfortiae, nella traduzione di Cristoforo Landino), conservata a Varsavia presso la biblioteca nazionale polacca (Biblioteka Narodowa). Il volume reca un frontespizio miniato opera di Giovanni Pietro Birago contenente allusioni alle nozze del suo probabile possessore, Galeazzo Sanseverino, con Bianca Sforza. Sequestrato durante il sacco di Milano del 1499, l’esemplare sarebbe passato nelle collezioni reali francesi per poi essere donato da Francesco I di Francia a Sigismondo I di Polonia in occasione delle sue nozze con Bona Sforza, nel 1518. La sua collocazione attuale si deve a Jan Zamoyski.

Tale ipotesi conferma, secondo i due studiosi, l’identità dell’effigiata. Con la nuova attribuzione la quotazione del dipinto è vertiginosamente salita a 107 milioni di euro. L'opera è stata esposta per la prima volta, dal 20 marzo al 15 agosto 2010, nell'Eriksbergshallen di Goteborg, in Svezia si trova adesso, fino al 18 gennaio, in esclusiva mondiale a Urbino sotto la curatela di Vittorio Sgarbi.

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Fonte: www.bed-and-breakfast.it

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